martedì 8 gennaio 2013

esperienze di vita senza denaro





Di se­guito ri­por­tiamo l’intervista fatta all’autrice del li­bro “mi vida sin denaro”, Hei­de­ma­rie Sch­wer­mer, e pub­bli­cata sul nu­mero di ot­to­bre 2006 di Terra Nuova. Vi­vere senza soldi di Fe­de­rica Seneghini
L’autrice Hei­de­ma­rie Sch­wer­mer, è una si­gnora te­de­sca di 64 anni, che ol­tre ad aver fon­dato nel 1994 Gib und Nimm (let­te­ral­mente «Dai e Prendi», n.d.r.), la prima as­so­cia­zione di ba­ratto in Ger­ma­nia, da dieci anni vive de­li­be­ra­ta­mente «senza soldi», senza per que­sto ri­nun­ciare al be­nes­sere e alle co­mo­dità di tutti i giorni.


La «nuova vita» è ini­ziata nel 1996, quando Hei­de­ma­rie ha la­sciato la sua casa di Dort­mund, smesso di fare la psi­co­te­ra­peuta, can­cel­lato l’assicurazione pri­vata sulla sa­lute e re­ga­lato la pro­pria mac­china. Or­mai sono dieci anni che vive senza soldi, cosa che af­ferma la fa sen­tire de­ci­sa­mente «molto più li­bera e fe­lice» di prima. «Non ho ri­morsi e non ho rim­pianti», af­ferma con­vinta. Vive in casa di per­sone, quando que­ste sono fuori in va­canza, pren­den­dosi in cam­bio cura de­gli al­loggi; tutto il re­sto di cui ne­ces­sita per vi­vere se lo pro­cura at­tra­verso l’antica arte del ba­ratto. Ov­via­mente tutto ciò è stato reso pos­si­bile gra­zie ai nu­me­rosi con­tatti in­tes­suti nel tempo, es­sen­ziali per una vita «più li­bera e più ricca», come la stessa Hei­de­ma­rie af­ferma. Anzi, non es­sendo più «co­stretta» a la­vo­rare per gua­da­gnarsi da vi­vere, ha la pos­si­bi­lità di met­tere le pro­prie at­ti­tu­dini per­so­nali al ser­vi­zio de­gli al­tri e in que­sto modo ha ar­ric­chito enor­me­mente la qua­lità e il nu­mero di re­la­zioni è la sua vita. Non ha niente con­tro il de­naro: le di­spiace sem­pli­ce­mente ve­dere il modo in cui al giorno d’oggi esso viene uti­liz­zato e con­si­de­rato. «Il de­naro — af­ferma — è or­mai qual­cosa di più di un sem­plice va­lore di scam­bio, è di­ven­tato un modo per de­fi­nire il va­lore di ognuno». In­somma, chi ha tanti soldi viene con­si­de­rata una per­sona di va­lore. E’ an­che per con­tra­stare que­sto modo di pen­sare che Hei­de­ma­rie ha ini­ziato dieci anni «la sua nuova vita». Ab­biamo ri­volto ad Hei­de­ma­rie Sch­wer­mer al­cune do­mande per spie­gare me­glio il senso della sua espe­rienza ai no­stri lettori.



D: Come fun­ziona l’associazione «Dai e Prendi»?
R: Tutto è fon­dato sull’idea del ba­ratto e dello scam­bio, ognuno di­chiara che tipo di ser­vi­zio che è di­spo­sto a scam­biare se­condo le pro­prie at­ti­tu­dini e ca­pa­cità : ba­by­sit­ting, in­for­ma­tica, con­ver­sa­zione in lin­gua stra­niera o sem­pli­ce­mente una torta fatta in casa. Co­loro che ade­ri­scono all’associazione, una volta che hanno fatto la pro­pria of­ferta, ri­ce­vono la li­sta com­pleta di tutte i ser­vizi messi a di­spo­si­zione da­gli al­tri mem­bri. Ognuno può te­le­fo­nare agli al­tri soci ed ef­fet­tuare lo scam­bio se­condo la mo­da­lità con­cor­data. Il va­lore dei ser­vizi of­ferti e di quelli ri­ce­vuti non è va­lu­tato in de­naro, ma sem­pli­ce­mente scam­biato. L’idea che mi ha spinto a fon­dare l’associazione era pro­prio que­sta: di­mo­strare come fare a meno del de­naro.
D: Com’è nata que­sta idea?
R: Avevo sa­puto che in Ca­nada, dopo il fal­li­mento di una grande in­du­stria, gran parte della po­po­la­zione di quel vil­lag­gio era ri­ma­sta senza la­voro, così co­min­cia­rono ad aiu­tarsi l’un l’altro me­diante il ba­ratto: «Io ti ri­paro il tetto, tu mi fai da ba­by­sit­ter per i bam­bini». Non avevo mai vi­sto reti si­mili in Ger­ma­nia, se non le co­sid­dette «ban­che del tempo», e pen­sai di pro­vare que­sta strada an­che nel mio paese.
D: Da qui dun­que l’idea di vi­vere senza soldi?
R: Sì, già al­lora pen­savo a scambi tra per­sone non ba­sate sul de­naro ma sull’idea del ba­ratto. Così, nel ‚Äò96 de­cisi di fare l’esperimento di vi­vere per un anno in­tero senza soldi. L’esperimento ha fun­zio­nato e dopo l’anno di prova ho pro­se­guito. Oggi posso af­fer­mare che vi­vere senza soldi è pos­si­bile e per certi versi è molto più «ricco».
D: Ma come af­fronta con­cre­ta­mente i mille bi­so­gni quo­ti­diani? Per esem­pio, dove dorme?
R: Vivo un po’ in una casa, un po’ in un’altra. A volte le per­sone che vanno in va­canza mi chie­dono di pren­dermi cura dei loro ap­par­ta­menti. Alla base di que­sto mio com­por­ta­mento c’è sem­pre l’idea di «Dai e Prendi»: l’idea del ba­ratto. E tutto ciò è molto più im­por­tante e pre­zioso dell’avere un mio letto, una casa o un’auto pro­pria. Quello che dav­vero conta per me è il con­tatto con la gente.
D: Quindi, la sua è una sorta di fi­lo­so­fia?
R: Alla base del mio com­por­ta­mento ci sono ri­fles­sioni pro­fonde e so­prat­tutto la pro­po­sta di un mo­dello per un mondo nuovo. Un mondo in cui non sia il de­naro il va­lore prin­ci­pale e su­premo della vita: un mondo senza com­pe­ti­zione, in cui il sem­plice amore tra le per­sone e il sup­porto re­ci­proco ar­ri­vino ad ac­qui­stare una po­si­zione molto più ele­vata di quella at­tuale. Va­lori di­versi da quelli di oggi, dove il de­naro do­mina il mondo.
D: Cos’è che dai e ri­cevi gra­tis ogni giorno?
R: Ri­cevo un letto, cose da man­giare, ve­stiti. Tutto quello di cui ho bi­so­gno per la mia vita quo­ti­diana. In cam­bio of­fro il mio sup­porto e il mio aiuto: of­fro me stessa. Ogni tanto posso of­frire un aiuto per la cura delle case, al­tre volte of­fro un aiuto per le loro animé. In ge­ne­rale of­fro il mio tempo e in que­sto modo sia io che le per­sone con le quali mi metto in con­tatto siamo con­tenti e sod­di­sfatti di un rap­porto si­mile.
D: Ma non è un modo di vi­vere molto com­pli­cato? Come fa per esem­pio a viag­giare?
R: Spesso viag­gio in treno: le per­sone che mi in­vi­tano da qual­che parte, in qual­che città , pa­gano il mio bi­glietto. Al­tre volte viag­gio in mac­china con amici. Di so­lito vengo ospi­tata in casa di per­sone che mi chia­mano per­chè io vada ad aiu­tarli in qual­che modo. Spesso viag­gio an­che per par­lare a con­fe­renze o per te­nere delle le­zioni e quindi c’è qual­cuno che mi paga il bi­glietto.
D: Ma non le ca­pita mai di de­si­de­rare per esem­pio di an­dare al ci­nema? In que­sti casi come fa?
R: Penso a chi po­trebbe ve­nire al ci­nema con me e gli of­fro qual­cosa in cam­bio del prezzo del bi­glietto.
D: Ma que­sto non vuol dire di­pen­dere com­ple­ta­mente da­gli al­tri?
R: A dire la ve­rità ora mi sento molto più li­bera di prima. Il de­naro spesso se­para gli es­seri umani in­vece che unirli. E’ pia­ce­vole pa­gare con il de­naro, ma que­sto alla fine ti isola dal mondo, ti se­para dalle al­tre per­sone. Quando si usa il de­naro non c’è con­fronto, non c’è dia­logo. La mia è una sorta di lotta con­tro l’anonimato della no­stra so­cietà , tant’è vero che da quando vivo senza de­naro i con­tatti e le re­la­zioni si sono in­ten­si­fi­cati.
D: Com’è nata l’idea di scri­vere un li­bro? E che cosa ha fatto dei pro­venti per­ce­piti con la sua pub­bli­ca­zione?
R: La casa edi­trice mi ha chie­sto di scri­vere un li­bro dopo una mia par­te­ci­pa­zione a un pro­gramma te­le­vi­sivo. Alla fine ho de­vo­luto tutto il ri­ca­vato delle ven­dite a per­sone che né ave­vano bi­so­gno.
D: Co­no­sci al­tre per­sone che vi­vono come te, senza soldi?
R: Ci sono al­cune per­sone che vi­vono senza soldi per scelta, ma in un modo ab­ba­stanza di­verso dal mio.
D: Sei in con­tatto con al­tre as­so­cia­zioni si­mili alla tua?
R: Ho la­sciato Dort­mund un po’ di tempo fa, le or­ga­niz­za­zioni che pro­muo­vono lo scam­bio e il ba­ratto sono state un punto di par­tenza: la mia fi­lo­so­fia è ora un’altra. Vivo un’esistenza ba­sata sulla fi­du­cia, cer­cando di evi­tare l’odio e i cat­tivi sen­ti­menti. Penso che un cam­bia­mento in que­sto senso è molto più au­spi­ca­bile del vi­vere senza soldi. In fin dei conti il de­naro è solo un sim­bolo, an­che se vi­vere senza soldi ri­chiede mol­tis­sima co­no­scenza e molta at­ten­zione.
D: Qual è la mo­ti­va­zione pro­fonda che ti ha por­tato alla scelta di vi­vere senza soldi?
R: Non mi sento certo una «mis­sio­na­ria». Cerco so­la­mente di oc­cu­parmi di cose che penso siano utili an­che per al­tre per­sone. Ma non so­gno che tutti fac­ciano come me: ognuno deve tro­vare la pro­pria strada. Mi in­te­ressa svi­lup­pare pro­getti, dove il dare e il ri­ce­vere siano in equi­li­brio, in modo che tutti né pos­sano trarre van­tag­gio. Il mio obiet­tivo è che le per­sone non si sen­tano più vit­time, ma vin­ci­trici e che pos­sano agire in ma­niera ot­ti­mi­sta, de­ter­mi­nata e so­prat­tutto che ac­qui­stino fi­du­cia in se stesse.



Enjoy your barter :-) 

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